Gli oggetti di un anno di sport italiano, il corpo delle cose che diventano simboli della gioia e della sofferenza, della conquista e della perdita. E dentro ogni oggetto, una persona. Riviviamoli insieme.
Il sasso di Stefania e Amos. Delle 17 medaglie olimpiche invernali di Pechino, il proseguimento lucente della cometa di Tokyo, quella del curling misto è forse la più speciale. Stefania Constantini e Amos Mosaner hanno scalato il loro Everest arrivando dove nessun italiano era mai stato. Undici vittorie su undici, il sorriso e la forza. Potenza e musica dei nostri Rolling Stones.
Pechino 2022, le lacrime di Stefania Constantini: “Io e Amos? Coppia perfetta, solo nel curling”
Il mantello di Filippo. Una bicicletta nera come la tunica di Batman, e in effetti Filippo Ganna è un supereroe a pedali. Il record dell’ora è fatica antica, è come rincorrere i giganti che nel tempo lo hanno patito e domato, da Coppi a Merckx, da Anquetil a Moser. Il piemontese volante porta il ciclismo in una nuova dimensione, scienza e fantascienza (quasi) ma su quel trabiccolo c’è un uomo, un atleta tra i più grandi di sempre. Dopo iridi e Olimpiadi, per Filippo un’ora d’oro.
L’ora di Filippo Ganna. Così la bici proietta l’uomo nel futuro
di Maurizio Crosetti
La bici di Davide. Forse l’immagine più terribile di questo 2022: la bicicletta accartocciata di Davide Rebellin ucciso da un camionista in fuga. Davide aveva appena chiuso una carriera infinita, ma non aveva perduto la passione e la necessità di pedalare ogni giorno, perché questa è la vita del ciclista. La sua morte è gemella di troppe altre, di chi cade sulle nostre strade sempre più pericolose, uomini e donne, anziani e bambini, una strage contro la quale nessuno fa niente.
Sci, Sofia Goggia: “Selvaggia e bizzarra. Fuggendo dalla mediocrità sono diventata la numero 1”
di Mattia Chiusano
La benda di Sofia. Quando Sofia Goggia se l’è tolta dalla mano sinistra ancora tumefatta, la smorfia di dolore è sembrata la didascalia dell’atleta più forte di tutto. Vincere una discesa libera a St. Moritz il giorno dopo essere stata operata dopo una caduta, buttarsi a capofitto nel terribile bianco con una mano rotta e riaggiustata come fa il fabbro con il ferro, il falegname con il legno. Oltre ogni limite.
Sofia Goggia con la mano rotta: “Mi opero e torno in pista. Farei il pollice insù ma faccio fatica”
Gli spaghetti di Marcell. Quante fesserie su di lui, all’estero specialmente, dopo i maestosi 100 metri di Tokyo. Quanti sospetti e quanta invidia. Ma il nostro fenomenale Marcell Jacobs è tornato a volare nel vento, proprio lo stesso vento, agli Europei di Monaco, e poi si è concesso il premio più ambito: una spaghettata. Che gli invidino pure questa, coloro che non hanno né Marcell né la pastasciutta.
L’anello invisibile di Gimbo. Stavolta non c’è il gambaletto gessato sulla pista, come a Tokyo, ma un altro segno: dopo avere vinto l’oro agli Europei come il suo fratello azzurro Jacobs, Gianmarco Tamberi ha indicato l’anulare (della mano destra: in certi momenti ci si può pure confondere), suggello simbolico del matrimonio con Chiara che si sarebbe celebrato di lì a poco. Volano i sogni del campioni e noi con loro, quando la pesantezza dei nostri corpi ci sembra per un istante cancellata.
Il trofeo di Giorgio. Quanti premi avrà vinto, Giorgio Armani? Quanti ne avrà sollevati? Quanta fotografie gli avranno scattato? Eppure, con in mano la coppa dell’Armani Basket tricolore, quest’uomo ha l’espressione del ragazzino che riceve la prima medaglietta placcata oro dopo la corsa campestre. “Soltanto lo sport mi emoziona così”, ha detto quella sera. Bastava guardarlo per capire che è vero.
La maschera di Victor. Ormai siamo abituati a considerarlo lo Zorro del campionato, l’Uomo Mascherato di quel memorabile fumettone che si chiama Serie A (a proposito, senza offesa per Messi e per l’Emiro: non vediamo l’ora che ricominci), ma Victor Osimhen potrebbe davvero essere il volto (coperto o scoperto) del 2023. Se il Napoli non avrà perduto il passo e la smania, difficilmente qualcuno potrà essere più forte e più bello. L’onda di Diego ha già spinto Leo, volete che non si ripeta con Victor?
Il pugno di Greg. Altri ori, ancora 1500 stile e 10 chilometri, poi quella mano stretta a indicare la forza. Gregorio Paltrinieri è un fuoriclasse e una metafora, ha saputo risollevarsi da ogni debolezza per ritrovarsi in una dimensione assoluta. Le gare importanti non le sbaglia mai, e c’è chi si chiede: se fosse lui il più grande azzurro della storia? Forse ancora no, ma c’è tempo.
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L’elmo di Pecco. O forse di Scipio. Un altro italiano campione del mondo in MotoGp e senza chiamarsi Valentino Rossi. Lui è Pecco Bagnaia da Chivasso, provincia di Torino, una strada a tagliare in due il paese e i portici per un caffè o una manciata di “nocciolini”, specialità locale. Un italiano mondiale su moto italiana, la Ducati, mezzo secolo dopo Giacomo Agostini sulla leggendaria Mv Agusta. In piazza, mentre Pecco sfrecciava sul maxischermo, tutta Chivasso metteva giù il ginocchio e si piegava con lui.
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L’ombra di Nina, Anna e Giulia. Questa bisogna immaginarla in fondo agli occhi delle ginnaste della ritmica, le farfalle che hanno avuto il coraggio di denunciare soprusi e violenze. Nina Corradini, Anna Basta e Giulia Galtarossa, “grasse” quanto pesavano 36 chili, svuotate dai lassativi, senza mestruazioni per un anno. L’abisso tra i sorrisi forzati, il peso insostenibile della leggerezza. Mai più.
L’ex farfalla Anna Basta: “Nei miei incubi volevo morire, ora voglio salvare le bambine ginnaste”
La pochette di Gianluca. Nell’ultima intervista televisiva accanto a Roberto Mancini, Gianluca Vialli si era messo una pochette blucerchiata nel taschino della giacca. Parlavano, i due inseparabili, dello scudetto della Sampdoria diventato un film, come del resto le loro vite. “È una storia d’amore”, disse Vialli. Tutto lo è.
Mondiali di calcio, Roberto Mancini: “Mai più senza l’Italia”
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