Il colosso petrolifero saudita Aramco potrebbe entrare con una quota del 20% nella nuova business unit voluta da Renault con Geely, il primo costruttore privato cinese. Il ceo del gruppo francese Luca de Meo aveva annunciato l’8 novembre scorso la creazione di 5 nuove divisioni all’interno del gruppo, separando da una parte le attività elettriche in Ampere – e chiamando a investirci il partner dell’alleanza Nissan – e dall’altra mettendo in piedi una joint venture al 50% chiamata Horse con il gigante cinese per la produzione di motori endotermici e ibridi.

La compagnia petrolifera dal potere finanziario quasi illimitato – in Borsa vale 2.330 miliardi di dollari – sarebbe infatti l’investitore e il partner ideale per creare propulsori alimentati con carburanti fossili ma evoluti al punto da non rappresentare un ‘nemico’ per la decarbonizzazione quanto piuttosto un fattore contributivo.
Se Aramco entrasse in Horse cambierebbero certamente gli equilibri paritetici annunciati, ma si rafforzerebbe non poco l’operazione di carattere globale, dato che la società intende vendere i propulsori anche al di fuori dell’Alleanza che comprende Renault, Nissan e Mitsubishi, puntando a sempre più larghe economie di scala.

La Nissan avrebbe manifestato qualche dubbio sulla condivisione con i cinesi di Geely dei brevetti dell’Alleanza, motivo per cui de Meo ha da subito lasciato la porta aperta. “Stiamo creando – ha detto il ceo del gruppo Renault presentando l’operazione – business indipendenti, focalizzati su attività strutturalmente più profittevoli, aperti a investimenti esterni, ognuno dei quali costruito intorno a un nostro set di tecnologie”. “Aperti a tutti”, compreso il produttore petrolifero statale dell’Arabia Saudita? (francesco paternò)
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