
“I soccorsi in mare sono garantiti dalle autorità statali. Le Ong, chissà perchè, si concentrano solo sulla rotta dalla Tripolitania e incentivano le partenze. Il 93 % delle persone che soccorrono parte da lì. Come mai?”.
Nel suo ufficio al Viminale, il decreto-rave appena approvato dalla Camera, quello immigrazione appena varato dal Consiglio dei ministri, Matteo Piantedosi guarda già all’agenda 2023.
“Il governo – dice a Repubblica – vuole attuare una politica sui Paesi di origine e transito dei flussi migratori che possa portare al progressivo svuotamento dei centri in cui finiscono le persone che partono dal Subsahara e dalle altre parti del mondo con il miraggio di imbarcarsi sulle coste africane. E’ un programma ambizioso che richiede tempo. Siamo in carica da due mesi e ci lavoriamo con convinzione. I contatti con i ministri dell’Interno dei Paesi interessati sono già attivi. Stiamo programmando a breve una serie di incontri diretti”.
Ministro, il decreto immigrazione ha già svuotato il Mediterraneo delle navi Ong. Chi parte in questi giorni non trova alcun dispositivo di soccorso se non la guardia costiera libica che riporta indietro i migranti in porti che l’ONU definisce non sicuri. Le Ong ritengono che questo provvedimento farà aumentare i morti in mare. Cosa risponde?
“I salvataggi nel Mediterraneo, come dimostrano i dati, sono effettuati soprattutto dalla nostra Guardia di Finanza e dalla nostra Guardia Costiera. Si tratta di oltre il 43% delle persone sbarcate nel corso del 2022 mentre il resto sono per la gran parte arrivate autonomamente. Trovo singolare il ragionamento che tende a dire che le Ong hanno un ruolo statisticamente marginale nel portare i migranti nel nostro Paese per poi dire che senza di loro i migranti sono destinati a a morire in mare. I naufragi, le tragedie in mare e le presenze in Libia si riducono solo se si agisce sul fronte delle partenze irregolari, impedendole. Infatti, le morti in mare si sono praticamente azzerate quando si sono attuate concrete politiche che hanno dissuaso i migranti dall’ammassarsi sulle coste africane per poi affidarsi a scafisti senza scrupoli con l’obiettivo di tentare la traversata”.
Decreto rave a parte, il suo primo provvedimento in questi due mesi da ministro è stato questo decreto immigrazione. Pensa davvero che i 100.000 migranti in arrivo siano una vera emergenza per l’Italia? E se l’intento del governo è fermare i flussi migratori perché limitare l’intervento alle Ong che hanno portato in Italia solo il 12 % delle persone?
“Come ho avuto modo di riferire in Parlamento, il sistema di accoglienza sul territorio nazionale è già al collasso. Stanno andando deserte le gare per assicurare nuovi posti di accoglienza. La possibilità di una accoglienza adeguata è una questione di dignità delle persone. Trovo singolare che la sensibilità collettiva sulla dignità delle persone si fermi al momento dello sbarco mentre non c’è attenzione sulla sostenibilità di flussi incontrollati che generano emarginazione.Ho ben presente che il problema non si ferma con la regolamentazione dell’attività delle Ong. Ed è proprio per questo che ci ripromettiamo un più vasto programma di supporto ai Paesi di origine e transito dei flussi.
D’altra parte, se certamente gli arrivi in Italia di immigrati attraverso navi Ong costituiscono solo una parte di quelli complessivi, un’analisi relativa agli sbarchi evidenzia il loro incremento in concomitanza della presenza di navi nel Mediterraneo. Per esempio, nello scorso mese di novembre, negli ultimi 10 giorni, in assenza di navi Ong, non si sono avuti sbarchi. Anche nel successivo mese di dicembre una riduzione degli sbarchi si è registrata tra la seconda e la terza settimana, allorché non erano presenti navi Ong in mare”.
Su quali dati si basa questa analisi?
“L’attività delle Ong è determinante per quanto riguarda gli arrivi provenienti dalla Tripolitania, costituendo circa un terzo degli sbarchi complessivi in Italia. Da questa specifica rotta, nel 2021 sono giunte in totale 27.264 persone, di cui 8.665 (31,78%) attraverso navi Ong. Il trend è risultato in ulteriore aumento nel 2022, con 31.860 immigrati totali, di cui 11.076 per il tramite di navi Ong (34,76%). Quest’anno, le Ong hanno condotto in Italia in totale 11.892 persone, di cui 11.076 provenienti dalla Tripolitania (93,2%) e solo 816 da altre regioni (6,8%). Questi dati dimostrano come l’attività complessiva delle Ong sia concentrata su quella rotta, con un effetto incentivante delle partenze da quell’area. Peraltro non capisco perché l’aspirazione al salvataggio si sviluppi esclusivamente lì”.
Sono di questi giorni le foto del corpicino di una piccola migrante morta su una spiaggia libica. Per i tanti bambini che con o senza le loro mamme affrontano la traversata non c’è altro modo per mettersi in salvo. Per loro il decreto flussi non serve. L’uomo Piantedosi cosa prova davanti a queste immagini?
“Provo profondo dolore per tragedie come queste che devono assolutamente essere evitate e questo può avvenire attraverso la gestione dei flussi migratori che devono avvenire esclusivamente in maniera regolare, pianificata e sicura. Per chi fugge dalla guerra dobbiamo proseguire con i corridoi umanitari e le evacuazioni, un impegno che l’Italia sta sostenendo insieme alle organizzazioni internazionali e al terzo settore.
In campagna elettorale il blocco navale, poi i porti chiusi, poi ancora gli sbarchi selettivi e ora il porto subito, anche se lontano, a tutte le Ong. Come spiega questa marcia indietro? La propaganda che si scontra con la realtà?
“Nessuna propaganda. Possono variare gli strumenti in relazione alle circostanze concrete ma l’obiettivo è e rimane difendere i nostri confini, che sono quelli europei, contrastando i criminali che si arricchiscono facendo partire soltanto chi paga ed è costretto a sottomettersi ai loro ricatti”.
Gli elettori di questo governo, però, si aspettavano di non vedere più sbarchi.
“Le prime mosse del governo hanno già invertito la tendenza all’aumento senza intaccare le attività di soccorso in mare che sono state garantire efficacemente dalle autorità statali. Gli ultimi due mesi del 2022 segnano un abbassamento della curva di incremento rispetto all’analogo periodo dello scorso anno: soltanto del 35%, a fronte di un incremento del +59% dei primi dieci mesi di quest’anno”.
Da sinistra sono molto critici sul decreto. Perchè mandare le Ong nei porti più lontani possibile?”
“Molti predicano la solidarietà e l’accoglienza sulle agenzie di stampa ma poi, quando sul territorio si devono accogliere migliaia di migranti irregolari, tutti condividono le criticità di un sistema senza regole. E questo avviene perché, in un quadro di solidarietà interna, abbiamo deciso di far sbarcare i migranti in tutti i porti italiani e non più soltanto in Calabria e Sicilia dove le strutture sono sotto stress”.
Dopo due mesi di trattative, incontri a Bruxelles, come accade da anni, l’Europa non riesce ad andare al di là delle dichiarazioni di intento sulla condivisione di responsabilità sui flussi migratori e l’Italia ha deciso di non attendere. Deluso? Cosa si aspetta per il proseguo dei negoziati?
“La rotta migratoria del Mediterraneo centrale, proprio per la posizione assunta dal governo Meloni, è all’attenzione della Ue dopo anni in cui era considerata come un problema esclusivamente italiano. Nel Consiglio dei ministri dello scorso novembre, la Commissione europea ha preannunciato un action plan in questa direzione. Spero si possa procedere con fatti concreti a passo spedito”.
Vede una soluzione anche sui migranti economici?
“Sono la gran parte. Dobbiamo agire su più fronti. Da un lato, dobbiamo investire sui Paesi di origine e transito con politiche di sviluppo idonee a garantire il diritto a non emigrare per avere una vita migliore. Giorgia Meloni fa benissimo a sostenere la realizzazione di un ‘Piano Mattei’ in favore dei Paesi africani per migliorarne il tessuto economico e sociale. Dall’altro, dobbiamo agire con la leva del decreto flussi, per far sì che chi entra in Italia sia destinato ad un effettivo inserimento lavorativo e sociale. Soltanto in questo modo avremo ingressi di migranti senza rischi di naufragio ed eviteremo fenomeni di degrado e criminalità ben visibili in tante nostre città. Una immigrazione irregolare non fa bene sia al nostro Paese sia ai tanti migranti che finiscono ai margini della società”.
Immigrazione a parte, ha già pronte nuove norme su baby gang e femminicidi in grado di incidere su questi fenomeni?
“C’è un impegno comune di tutto l’esecutivo per dare risposte concrete sul fronte della sicurezza dei cittadini, sulla base del chiaro mandato elettorale ricevuto. Gli uffici del ministero dell’Interno, in collaborazione con gli altri dicasteri, stanno lavorando ad alcune norme per meglio contrastare alcuni fenomeni che negli ultimi tempi si sono affermati in maniera più insidiosa. Valuteremo nelle opportune sedi collegiali perimetro, tempi e caratteristiche dei provvedimenti da prendere”.
Lei è uno dei ministri più attivi di questo governo. I retroscena di palazzo più volte hanno parlato di contrasti tra lei, più vicino a Salvini, e le posizioni più morbide di Forza Italia, anche a proposito di questo decreto sicurezza. Com’è l’atmosfera nel governo?
“Contano i fatti e non i retroscena. Mi ritrovo pienamente nelle parole del presidente Meloni: nel governo c’è un clima costruttivo e collaborativo”.
Come descriverebbe Matteo Piantedosi ministro? Non le piace quando la disegnano come la faccia feroce di questo esecutivo?
“Ho alle spalle oltre 30 anni di carriera da funzionario dello Stato. Sfido chiunque a mettere in discussione la grande attenzione all’impatto sociale di ogni scelta che ho fatto. Da prefetto di Roma ho attuato diverse operazioni di liberazione di immobili occupati garantendo sempre un alloggio alle persone più fragili e in molti casi sottraendo famiglie al racket criminale delle occupazioni. Mi sento un ministro dell’Interno particolarmente attento ai territori, nonostante l’attenzione mediatica sia prevalentemente focalizzata sul tema immigrazione”.
Prenda un impegno con gli italiani per il 2023
“La proficua collaborazione con i Sindaci, a partire da quelli delle grandi aree metropolitane del Paese, dimostra l’attenzione sul tema della sicurezza nelle città. Dobbiamo migliorare la sicurezza dei cittadini in tutti i territori, anche in termine di consapevolezza e percezione, in particolare nelle aree marginali e periferiche, incrementando la presenza di agenti sul territorio, aumentando le telecamere e rafforzando il ruolo delle polizie locali. Ovviamente agiremo sulle norme laddove sia necessario farlo. Inoltre, agiremo sulle cause che alimentano fenomeni di degrado e criminalità grazie a una efficace collaborazione tra le istituzioni che, come l’esperienza ci insegna, è fondamentale per risultati durevoli sul piano della sicurezza”.
Fonte: news.google.com