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Pasta “al veleno” per uccidere i genitori, i giudici: “Dramma da film dell’orrore, figlio lucido manipolatore”

Alessandro Leon Asoli, il 20enne faentino accusato di aver ucciso il patrigno, ad aprile del 2021, avvelenandolo un piatto di pasta, avrebbe pianificato tutto con cura, secondo i giudici che lo hanno condannato a 30 anni di reclusione anche per aver tentato di ammazzare la madre allo stesso modo, cercando poi di soffocarla.

Ora si possono leggere le motivazioni della sentenza: i magistrati della Corte d’assise lo considerano un “lucido e manipolatore” e il delitto viene descritto come “sequenza da film dell’orrore, un dolorosissimo, lungo, autentico dramma”. Quindi tutto premeditato con cura, visto che l’imputato si sarebbe dapprima informato sul web per poi acquistare il nitrito e i bulbi di Gloriosa Superba, una pianta tossica.

Loreno Grimandi, il patrigno, era morto il 15 aprile 2021 dopo aver mangiato un piatto di penne al salmone avvelenate con nitrito di sodio, mentre la madre, Monica Marchioni, era sopravvissuta. La pm Rossella Poggioli aveva chiesto l’ergastolo per l’omicidio e 18 anni per il secondo delitto imputato al ragazzo.

Nel loro appartamento alle porte di Casalecchio di Reno, il 15 aprile 2021, secondo le ricostruzioni il ragazzo aggiunse ai piatti di pasta da lui preparati la sostanza mortale. Grimandi finì tutto e si sentì male, poco dopo morì. La madre invece ne mangiò solo qualche forchettata. Quando vide il marito agonizzante cercò di soccorrerlo, ma venne trattenuta dal figlio che – come ha poi raccontato in Tribunale la donna – l’avrebbe aggredita fino a tentare di soffocarla. Non riuscendoci le avrebbe urlato “Perchè non muori?”. Fortunatamente la donna riuscì a divincolarsi e scappare sul pianerottolo, chiedendo aiuto ai vicini e facendo così scattare l’allerta. Soccorsa, venne ricoverata un mese in ospedale.

Il ragazzo nella circostanza si diede alla fuga, ma poco dopo venne rintracciato nella casa dei nonni. Nella sua stanza i militari sequestrarono altre sostanze tossiche, tra le quali una pianta velenosa, ordinata su Internet e pagata con la carta di credito della madre. Secondo la versione dei fatti resa dal giovane non avrebbe avvelenato lui il patrigno, sarebbe invece stata opera della madre, della cui aggressione si era però detto colpevole. Dalla tragedia dell’aprile 2021 madre e figlio non si erano più incontrati. L’ultimo incontro-scontro in aula.  

L’articolo di BolognaToday

Fonte: news.google.com

Doroteo Cremonesi

Affascinato dal progresso, dalla tecnologia e dall'energia, amante delle automobili

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