
Il giorno di Ferragosto del 2017, il boss Settimo Mineo, l’anziano di Cosa nostra che stava ricostituendo la Cupola, andò a pranzo con la moglie al ristorante Carlo V di piazza Bologni, uno dei locali più rinomati del centro storico. Si presentò a nome di Giuseppe Calvaruso, il boss arrestato ieri: “Ci ha presentato un amico nostro”, disse. E la risposta fu chiarissima: “Signor Mineo non ci sono problemi”. Il pranzo fu offerto dalla casa. Ora, il titolare del ristorante, Giuseppe Amato, è indagato dalla procura per intestazione fittizia: socio occulto del locale sarebbe stato Calvaruso.
L’accordo segreto
Per i magistrati della Direzione distrettuale antimafia, ci sarebbe stato un “accordo segreto fra Calvaruso e i fratelli Amato (Giuseppe e Benedetto) – questo è scritto nel provvedimento di fermo che ha portato Calvaruso in manette – finalizzato a realizzare investimenti comuni destinati ad accrescere la loro ricchezza personale”. Diceva Benedetto Amato (pure lui indagato per l’intestazione fittizia di una Porsche Cayenne di Calvaruso): “Peppe, quello che vogliamo fare insieme a te casomai, pure… è creare, creare veramente un impero. E poi consolidarlo, e da campare di rendita”. Calvaruso rispondeva: “Ci sono tutte le prerogative”.
Diceva ancora Benedetto Amato: “Come si dice… squadra che vince non si cambia. Praticamente noi dovremmo conservare i soldi, di questa miniera che ci ha lasciato mio nonno e praticamente se è il caso costruire altre, altre situazioni… e questo mai abbandonarlo”.
Calvaruso, “una persona di certi principi”
Calvaruso parlava da leader del gruppo: “E’ venuto adesso il momento, Benny di fare tesoro, di fare tesoro, anche e soprattutto degli errori… e di mettere a frutto… e di mettere a frutto i sacrifici… Appena scendo ci facciamo una bella chiacchierata, tra fratelli però”. Sono conversazioni del 2017, Calvaruso era ancora al soggiorno obbligato a Riccione, ma presto sarebbe tornato a Palermo. E Giuseppe Amato si lanciava in grandi lodi per l’amico boss, socio occulto: “Tu hai avuto quello che hai avuto. Diciamo che tu sei mancato…eh…e le persone come te mancano Peppe. Le persone perbene come a te mancano, Capito?”.
Calvaruso era compiaciuto per tante lodi: “E lo so”. Amato ribadiva: “Le persone come te mancano. A noi ci sei mancato… Io, mio fratello…siamo sbandati…ora ci sei tu di nuovo…abbiamo bisogno…eh…perché sei una persona educata… una persona di fondamentale…di etica, di certi principi…Questo è il discorso. E purtroppo… bisogna sempre a migliorare nella vita. E gli amici ci vogliono Peppe”. Parole che valgono più di un trattato di sociologia criminale. Il boss Calvaruso, “una persona educata, di certi principi”.
Nuovi investimenti
Qualche giorno dopo – era il marzo 2017 – Calvaruso chiamava per informarsi dei lavori al ristorante. “Amato lo informava nel dettaglio sui lavori in corso”, scrivono i magistrati. “C’è un cantiere, qua al Carlo V – diceva Giuseppe Amato – niente, in due giorni furore. Niente, c’è il fioraio fuori, con un camion…stanno tutti scioccati. Sta mettendo tutte le piante nuove…arrivò la credenza nuova da Greco… L’hanno montata, perché invece di dirottarla a casa, che lui non ha fatto più niente, l’hanno montata fuori. Niente, spettacolo Ora ti mando le fotografie”.
Calvaruso era ancora a Riccione: “Lo sai quale ristorante si vende?”, diceva a Giuseppe Amato. “Azzurra, quello che ai tempi era il numero uno, sul mare. Ora mi informo. E’ micidiale. Un ristorante di lusso”. Progettavano tanti altri affari.
Fonte: news.google.com