
Famoso per le sue scorribande nelle fattorie, era stato reinserito in una zona meno abitata. Sammarone: «Ce l’abbiamo messa tutta in questi anni per assicurargli una vita da orso libero. Se ne è andato uno di famiglia». Stanno bene le persone che viaggiavano sull’automobile con cui si è scontrato
Era diventato, nel bene e nel male, uno dei simboli del Parco Nazionale d’Abruzzo. Famoso per le sue scorribande, l’orso marsicano Juan Carrito è morto: è stato investito da una autovettura nei pressi del tunnel di Roccaraso, sulla statale 17, al bivio per il cimitero di Castel di Sangro. Sul posto sono intervenuti i carabinieri forestali e gli addetti del Parco.
L’animale, contrariamente alle abitudini, da alcuni giorni era stato segnalato nei paraggi dell’Altopiano delle Cinque Miglia e non in letargo. L’impatto con il mezzo non è stato subito letale per l’animale: come racconta al telefono al Corriere della Sera — con la voce rotta dall’emozione — Luciano Sammarone, direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, «Juan Carrito è morto dopo circa un’ora di agonia. I soccorritori intervenuti sul posto, dopo averlo stabilizzato, lo hanno trasportato nel centro Pnalm di Pescasseroli, ma nonostante le cure non è riuscito a sopravvivere. Ce l’abbiamo messa tutta in questi anni per assicurargli una vita da orso libero. Purtroppo non ce l’abbiamo fatta e questo ci dà tanta tristezza. Se ne è andato uno di famiglia». A due chilometri da questo tratto della statale 17, continua Sammarone, «nella sera di Natale del 2019 era stata già investita e uccisa un’orsa». Da poco sono stati «conclusi di lavori di messa in sicurezza del tratto di statale con la realizzazione di barriere e la riapertura di alcuni sottopassi, grazie al contributo del Parco e di due ong (“Wwf” e “Salviamo l’orso”)», chiude il presidente. Stanno bene, invece, il conducente e i passeggeri del veicolo che lo ha investito. Completamente distrutta, invece, l’auto su cui viaggiavano.
L’orso – conosciuto anche come M20 – era noto per
le incursioni notturne nei paesi di montagna e per le visite a pollai e fattorie, alla ricerca di cibo. Venne fotografato mentre beveva a una fontanella pubblica, girovagava in Marsica e scorrazzava sulle piste da sci di Campo di Giove (L’Aquila). Più di un anno fa fu, anche, ripreso in un video mentre provava a giocare con un cane lupo che gli abbaiava contro e nei pressi di una pasticceria in compagnia di alcuni biscotti. Ha fatto il giro del mondo, poi, la sua foto alla stazione di Roccaraso, a passeggio lungo i binari: era il 3 marzo del 2022. Juan Carrito è un esemplare di orso bruno marsicano di 150 chilogrammi
: è uno dei quattro gemelli di mamma Amarena, nato nel Parco nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise nella primavera del 2020. Era stato catturato e portato temporaneamente nell’area faunistica di Palena (Chieti) per essere osservato e monitorato 24 ore al giorno grazie a un sistema di video-sorveglianza appositamente installato, prima di essere reinserito in natura (qui la scheda che racconta il «modello Abruzzo» per la gestione degli “orsi confidenti”, quelli che oramai non temono l’uomo e che per questo rischiano di mettersi nei guai).
«L’esuberanza di Juan Carrito — conclude Sammarone — ci ha messo di fronte a una serie di opere incompiute che mettono a rischio la vita di questi animali. Ad esempio, la cattiva gestione dei rifiuti che per gli orsi, animali molti intelligenti, diventano un’opportunità di cibo che li abitua a sfamarsi in ambienti che non sono idonei alla loro sopravvivenza, esponendoli a tantissimi pericoli. Carrito è diventato, suo malgrado, un evento mediatico». In Italia, in base ai recenti censimenti, sono rimasti circa 60 esemplari di questa sottospecie di orso bruno, unica al mondo. Attraverso i progetti dell’Unione europea l’impegno era di raddoppiare l’areale della specie e il numero di individui presenti entro il 2050.
23 gennaio 2023 (modifica il 23 gennaio 2023 | 22:06)
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