MILANO – Mercato sempre in crisi, nel 2023 le immatricolazioni non andranno oltre il milione e mezzo in Italia, sicurezza stradale, il parco circolante italiano è tra i più vecchi d’Europa, e transizione all’elettrico, che in Italia rischia di essere una chimera. Queste le tre emergenze che l’auto vive a livello nazionale secondo il Centro Studi Promotor di Bologna.
A Milano il numero uno del centro, Gian Primo Quagliano, ha presentato la situazione nella trentesima conferenza annuale. Nel 2023 le immatricolazioni di autovetture non andranno oltre 1.500.000, con un calo del 21,7% rispetto al livello ante pandemia nel 2019. D’altronde nel 2022 sono state immatricolate in Italia 1.316.702 autovetture, “un livello pari a quello del 1978”, denuncia Quagliano. L’aumento dell’età media delle auto circolanti è imbarazzante: nel 2007 in Italia era di 7 anni e 6 mesi, nel 2021 si è saliti a 12 anni e 2 mesi contro i 10 anni e 5 mesi della Francia, i 10 anni ed un mese della Germania e i 10 anni del Regno Unito.

“La ritrosia o l’impossibilità di valersi di servizi di trasporto pubblico emersa durante la pandemia ha indotto molte persone, che non potevano permettersi di sostituire le loro auto ormai da tempo in età da rottamazione, a continuare ad usarla con conseguenze pesanti anche per le emissioni nell’ambiente e per la sicurezza”, dice Quagliano. Due elementi che aprono una riflessione su come il governo Meloni possa e debba intervenire per ravvivare ancora il mercato e soprattutto indurre le persone a cambiare la propria vettura. Rispetto al 2022 sono circa 250 i milioni di euro avanzati. Soldi che ora dovrebbero essere redistribuiti.