
È la figlia di una delle sorelle del padrino: «Mio zio ha sempre avuto legali d’ufficio». Anche il marito è stato arrestato nell’operazione Eden 2, un fratello medico del padre inguaiò l’ex presidente Cuffaro
PALERMO – Ha scelto un avvocato di famiglia il boss da lunedì in cella. Anzi, una avvocata nipote, Lorenza Guttadauro. Stesso nome della madre di Matteo Messina Denaro, cioè della nonna, essendo figlia di Filippo Guttadauro, a sua volta marito di una delle sorelle dell’imputato eccellente adesso rinchiuso in carcere a L’Aquila. Un intreccio di parentele che forse già fa capire come si presenti difficoltosa l’eventuale opera di chi proverà a convincere l’ultimo dei padrini di area corleonese a tentare la via del dialogo, di una pur parziale collaborazione o addirittura di un pentimento.
In attesa di notifica
Giura che la notizia l’ha colta di sorpresa Lorenza Guttadauro, Enza per amici e colleghi, quarantenne, madre di tre figli: «Non ho ancora ricevuto la nomina ufficiale, in attesa delle notifiche. Mio zio ha sempre avuto legali d’ufficio, non mi aspettavo di essere nominata». Prima tappa l’interrogatorio di garanzia. «Ma la data non è ancora stata fissata». Poi la prima udienza in cui teoricamente il boss potrebbe apparire alla sbarra, giovedì a Caltanissetta, per l’ennesima udienza del quinto processo su Capaci e via D’Amelio. Sorpresi anche due giovani avvocati recentemente nominati d’ufficio per la primula adesso in cella, Giovanni Pace e Salvatore Baglio. Sono i primi a volere capire se giovedì accanto a loro si presenterà la nuova collega.
Il marito condannato a 10 anni
La parente-avvocata nominata dal boss arrestato in clinica ha peraltro un altro imputato da assistere nel nucleo familiare, il marito Girolamo Bellomo, arrestato nell’operazione Eden 2 e condannato a 10 anni in appello. Ci sono anche altri parenti arresti per favoreggiamento. Mazzate assestate dalla procura quando si temeva che la latitanza del super boss fosse destinata a proseguire a lungo, forte di deviate coperture negli apparati e di complicità all’interno di «una certa borghesia mafiosa», stando alla definizione dei magistrati. Saranno loro a ricevere per le prime istanze l’avvocata Lorenza, una carriera cominciata, per la pratica legale, nello studio di una avvocata molto nota a Palermo, Rosalba Di Gregorio, difensore di alcuni presunti boss triturati nel depistaggio seguito alla strage di via D’Amelio, in parte condannati e poi assolti con la revisione del processo.
I guai di Guttadauro e Cuffaro
Una pagina amara in cui si specchiano anche le doppie verità e le zone grigie di una antimafia non sempre cristallina, di deviazioni antiche, di coperture sospette. Tema che ha finito per segnare non solo la vita professionale di Lorenza, da sempre immersa nei drammi di famiglia visto che il fratello di suo padre è proprio quel Giuseppe Guttadauro, chirurgo al Civico di Palermo, che finì per inguaiare pure l’ex presidente della Regione Totò Cuffaro con frasi captate da una microspia piazzata nel salotto di casa.
Lo stato di salute
Chi segue da vicino le vicende di mafia è portato ad escludere con questa opzione del padrino la possibilità di un atteggiamento di disponibilità al dialogo con gli inquirenti. Ma è anche vero che la scelta potrebbe essere legata soprattutto allo stato di salute del boss. Pronto a coltivare la speranza che la malattia e la necessità di essere sottoposto a continui cicli di chemioterapia possano essere ritenuti incompatibili con il regime del 41 bis già chiesto dal procuratore Maurizio De Lucia e dall’aggiunto Paolo Guido e firmato martedì mattina dal ministro di Giustizia.
17 gennaio 2023 (modifica il 17 gennaio 2023 | 21:58)
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