CITTÀ DEL VATICANO. Anche durante la Messa e l’Angelus di Capodanno nella basilica di San Pietro, come al Te Deum di ieri sera, Bergoglio dedica alcuni pensieri al Pontefice emerito, morto il 31 dicembre 2022 all’età di 95 anni. Oggi «affidiamo alla Madre Santissima l’amato Papa Benedetto XVI, perché lo accompagni nel suo passaggio da questo mondo a Dio»; è stato «fedele servitore del Vangelo e della Chiesa». Per Joseph Ratzinger le esequie si svolgeranno nella semplicità da lui richiesta, ma da Vescovo di Roma»: le presiederàda Francesco in piazza San Pietro giovedì 5; la sepoltura sarà nelle cripte vaticane. Nel frattempo sono emerse le ultime parole che avrebbe pronunciato Ratzinger, secondo quanto racconta il quotidiano La Nacion, citando fonti interne al Vaticano: «Gesù ti amo».
Alle 10 di questa mattina papa Francesco presiede la Celebrazione della Solennità di Maria Santissima Madre di Dio nella ricorrenza della 56.ma Giornata mondiale della Pace sul tema: «Nessuno può salvarsi da solo. Ripartire dal Covid-19 per tracciare insieme sentieri di pace».
Nell’omelia il Vescovo di Roma afferma che «Noi, all’inizio di quest’anno, abbiamo bisogno di speranza come la terra della pioggia. Preghiamo la Madre in modo speciale per i figli che soffrono e non hanno più la forza di pregare, per tanti fratelli e sorelle colpiti dalla guerra in tante parti del mondo, che vivono questi giorni di festa al buio e al freddo, nella miseria e nella paura, immersi nella violenza e nell’indifferenza! Per quanti non hanno pace acclamiamo Maria, la donna che ha portato al mondo il Principe della pace».
L’anno, che si apre «nel segno della Madre di Dio e nostra, ci dice che la chiave della speranza è Maria, e l’antifona della speranza è l’invocazione Santa Madre di Dio».
Ammonisce Francesco: «Fratelli, sorelle, per accogliere Dio e la sua pace non si può stare fermi e comodi aspettando che le cose migliorino. Bisogna alzarsi, cogliere le occasioni di grazia, andare, rischiare. Bisogna rischiare. Oggi, all’inizio dell’anno, anziché stare a pensare e sperare che le cose cambino, ci farebbe bene chiederci: “Io, quest’anno, dove voglio andare? Verso chi vado a fare del bene?”. Tanti, nella Chiesa e nella società, aspettano il bene che tu e solo tu puoi dare, il tuo servizio». E, di fronte alla «pigrizia che anestetizza e all’indifferenza che paralizza, di fronte al rischio di limitarci a rimanere seduti davanti a uno schermo con le mani su una tastiera, i pastori oggi ci provocano ad andare, a smuoverci per quel che succede nel mondo, a sporcarci le mani per fare del bene, a rinunciare a tante abitudini e comodità per aprirci alle novità di Dio, che si trovano nell’umiltà del servizio, nel coraggio di prendersi cura. Fratelli e sorelle, imitiamo i pastori: andiamo!».
All’inizio «dell’anno, tra le tante novità che si vorrebbero sperimentare e le molte cose che si vorrebbero fare, dedichiamo del tempo a “vedere”, cioè ad aprire gli occhi e a tenerli aperti di fronte a quel che conta: a Dio e agli altri. Quante volte, presi dalla fretta, non abbiamo neanche il tempo di sostare un minuto in compagnia del Signore per ascoltare la sua Parola, per pregare, per adorare, per lodare…». La stessa «cosa avviene nei riguardi degli altri – avverte – presi dalla fretta o dal protagonismo, non c’è tempo per ascoltare la moglie, il marito, per parlare con i figli, per chiedere loro come vanno dentro, non solo come vanno gli studi e la salute. E quanto bene fa mettersi in ascolto degli anziani, del nonno e della nonna, per guardare la profondità della vita e riscoprire le radici. Chiediamoci dunque se siamo capaci di vedere chi ci vive accanto, chi abita il nostro palazzo, chi incontriamo ogni giorno nelle strade. Fratelli, sorelle, imitiamo i pastori: impariamo a vedere! A capire col cuore vedendo”».
Piazza San Pietro è quasi piena – circa 40mila persone, dato della Gendarmeria vaticana – in vista dell’Angelus che si terrà a breve. Ma c’è «un’atmosfera di tristezza», dicono diversi fedeli, alcuni dei quali venuti per ricordare Joseph Ratzinger. Poi, alla Preghiera mariana, il Pontefice afferma: «L’inizio di un nuovo anno è affidato a Maria Santissima, che oggi celebriamo come Madre di Dio. In queste ore invochiamo la sua intercessione in particolare per il Papa emerito Benedetto XVI, che ieri mattina ha lasciato questo mondo. Ci uniamo tutti insieme, con un cuore solo e un’anima sola, nel rendere grazie a Dio per il dono di questo fedele servitore del Vangelo e della Chiesa. Abbiamo visto poco fa in tv, “A sua immagine”, tutta l’attività e la vita di Papa Benedetto». Esplode l’applauso dei presenti. Ci sono anche momenti di commozione per qualche fedele. Tra i tanti giovani, coppie e famiglie presenti nella piazza, alcuni asciugano le lacrime per qualche attimo prima di stringere nuovamente le mani in preghiera.
Il Vaticano ieri sera ha diffuso il testamento spirituale lasciato da Joseph Ratzinger. Ecco il testo integrale: «Se in quest’ora tarda della mia vita guardo indietro ai decenni che ho percorso, per prima cosa vedo quante ragioni abbia per ringraziare. Ringrazio prima di ogni altro Dio stesso, il dispensatore di ogni buon dono, che mi ha donato la vita e mi ha guidato attraverso vari momenti di confusione; rialzandomi sempre ogni volta che incominciavo a scivolare e donandomi sempre di nuovo la luce del suo volto. Retrospettivamente vedo e capisco che anche i tratti bui e faticosi di questo cammino sono stati per la mia salvezza e che proprio in essi Egli mi ha guidato bene».
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«Ringrazio i miei genitori, – ha scritto Ratzinger- che mi hanno donato la vita in un tempo difficile e che, a costo di grandi sacrifici, con il loro amore mi hanno preparato una magnifica dimora che, come chiara luce, illumina tutti i miei giorni fino a oggi. La lucida fede di mio padre ha insegnato a noi figli a credere, e come segnavia è stata sempre salda in mezzo a tutte le mie acquisizioni scientifiche; la profonda devozione e la grande bontà di mia madre rappresentano un’eredità per la quale non potrò mai ringraziare abbastanza. Mia sorella mi ha assistito per decenni disinteressatamente e con affettuosa premura; mio fratello, con la lucidità dei suoi giudizi, la sua vigorosa risolutezza e la serenità del cuore, mi ha sempre spianato il cammino; senza questo suo continuo precedermi e accompagnarmi non avrei potuto trovare la via giusta».
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«Di cuore ringrazio Dio per i tanti amici, uomini e donne, che Egli mi ha sempre posto a fianco; per i collaboratori in tutte le tappe del mio cammino; per i maestri e gli allievi che Egli mi ha dato. Tutti li affido grato alla Sua bontà. E voglio ringraziare il Signore per la mia bella patria nelle Prealpi bavaresi, – scrive ancora – nella quale sempre ho visto trasparire lo splendore del Creatore stesso. Ringrazio la gente della mia patria perché in loro ho potuto sempre di nuovo sperimentare la bellezza della fede. Prego affinché la nostra terra resti una terra di fede e vi prego, cari compatrioti: non lasciatevi distogliere dalla fede. E finalmente ringrazio Dio per tutto il bello che ho potuto sperimentare in tutte le tappe del mio cammino, specialmente però a Roma e in Italia che è diventata la mia seconda patria. A tutti quelli a cui abbia in qualche modo fatto torto, chiedo di cuore perdono».
Saldi nella fede, il monito di Ratzinger: «Quello che prima ho detto ai miei compatrioti, lo dico ora a tutti quelli che nella Chiesa sono stati affidati al mio servizio: rimanete saldi nella fede! Non lasciatevi confondere! Spesso sembra che la scienza — le scienze naturali da un lato e la ricerca storica (in particolare l’esegesi della Sacra Scrittura) dall’altro — siano in grado di offrire risultati inconfutabili in contrasto con la fede cattolica. Ho vissuto le trasformazioni delle scienze naturali sin da tempi lontani e ho potuto constatare come, al contrario, siano svanite apparenti certezze contro la fede, dimostrandosi essere non scienza, ma interpretazioni filosofiche solo apparentemente spettanti alla scienza; così come, d’altronde, è nel dialogo con le scienze naturali che anche la fede ha imparato a comprendere meglio il limite della portata delle sue affermazioni, e dunque la sua specificità».
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«Sono ormai sessant’anni che accompagno il cammino della Teologia, in particolare delle Scienze bibliche, e con il susseguirsi delle diverse generazioni ho visto crollare tesi che sembravano incrollabili, dimostrandosi essere semplici ipotesi: la generazione liberale (Harnack, Jülicher ecc.), la generazione esistenzialista (Bultmann ecc.), la generazione marxista. Ho visto e vedo come dal groviglio delle ipotesi sia emersa ed emerga nuovamente la ragionevolezza della fede. Gesù Cristo è veramente la via, la verità e la vita — e la Chiesa, con tutte le sue insufficienze, è veramente il Suo corpo. Infine, chiedo umilmente: pregate per me, così che il Signore, nonostante tutti i miei peccati e insufficienze, mi accolga nelle dimore eterne. A tutti quelli che mi sono affidati, giorno per giorno va di cuore la mia preghiera», conclude Ratzinger nel suo testamento spirituale.
Un drappo nero, su cui sono posate una candela bianca e una rosa bianca. È quello che si vede questa mattina nella camera in cui nacque Joseph Ratzinger, il 16 aprile 1927. La stanza è a Marktl, nell’Alta Baviera, ed è parte di una casa-museo. Nella camera, piccola e semplice, sono riprodotte due foto dell’infanzia di Benedetto XVI e un’immagine dei suoi genitori. Sopra quest’ultima foto si legge la frase del papa emerito: «Qui i miei genitori mi hanno donato la vita». Accanto è scritto: «Il sabato santo 16 aprile 1927, subito al mattino della mia nascita, sono stato battezzato con l’acqua appena consacrata e sono così diventato membro della chiesa di Cristo».
Misure di sicurezza stringenti, con rigidi controlli ai varchi di accesso a piazza San Pietro attraverso il consueto utilizzo del metal detector e più forze dell’ordine che presidiano in maniera discreta la zona, sia all’interno che all’esterno. È già scattata, ma in sordina, la macchina della sicurezza che sarà in moto per tutta la settimana e che nelle prossime ore si intensificherà ulteriormente in vista dell’accesso dei fedeli a piazza San Pietro e nella Basilica per ricordare il papa emerito Jospeh Ratzinger, morto ieri. Oltre agli uomini della Gendarmeria vaticana, nella piazza ci sono anche forze dell’ordine in borghese.
Per sua stessa volontà, i funerali del papa emerito Benedetto XVI si terranno «nel segno della semplicità», saranno «solenni ma sobri». Il protocollo sarà semplificato, rispetto alle esequie di un papa regnante. Ma anche se non era più un capo di Stato, e se la procedura della Sede vacante si è già svolta all’epoca della rinuncia nel febbraio 2013, Ratzinger è stato Pontefice, e certamente il suo successore intende rendergli gli onori dovuti. Questi funerali consisteranno in avvenimento inedito: non ci sono mai state esequie per un pontefice emerito. Ma è immaginabile che Papa Bergoglio desideri rendere le esequie del suo predecessore analoghe o simili a quelle di un vescovo di Roma regnante. La Sala stampa della Santa Sede non ha ancora fornito i dettagli sullo svolgimento delle esequie. Si sa solo che la salma sarà esposta da domani mattina in Basilica (che resterà chiusa la notte) per il saluto dei fedeli. Dopo tre giorni di esposizione, li funerali verranno celebrati giovedì 5 gennaio, alle 9,30, in piazza San Pietro, presieduti da papa Francesco.
Infine Joseph Ratzinger per espresso suo volere, comunicato all’allora arciprete della Basilica di San Pietro, cardinale Angelo Comastri, sarà sepolto nelle cripte vaticane, nella nicchia dove per 38 anni (dal giugno 1963 al gennaio 2001) è rimasto sepolto papa san Giovanni XXIII, e poi papa san Giovanni Paolo II dal 2005 al 2011. Le salme di questi due Pontefici ora sono all’interno della Basilica nelle cappelle delle navate laterali.
Fonte: news.google.com