
Cospito, la fermezza, il diritto. Bene l’intervento del ministro sul 41-bis che non si tocca, ma una politica con la testa sulle spalle dovrebbe ricordare che difendere le garanzie per tutti, anche per i criminali, è un dovere non trattabile dello stato
Sarebbe stato molto prezioso, oggi, dai banchi del governo, ascoltare dalla bocca di un ministro ultragarantista come Carlo Nordio una qualche frase su un tema che l’attuale Guardasigilli conosce bene e che, nella vita precedente, l’ex magistrato ha spesso denunciato: l’orrore di un paese che sceglie di imboccare con forza la strada del securitarismo giudiziario. C’è stato un tempo in cui Nordio ricordava spesso che è nel rapporto con il carcere che si misura la capacità della politica di rispettare lo stato di diritto. E che è proprio sul tema delle carceri che si misura la differenza tra una politica che sceglie di difendere il garantismo e una che sceglie invece di ammiccare al giustizialismo. La pena, diceva un tempo Nordio, “deve essere prima di tutto equilibrata, quindi deve essere razionale, non ci può certamente essere giustizia attraverso la richiesta di una pena esemplare e se proprio dobbiamo dirla tutta”, diceva Nordio, “il fine pena mai non è compatibile, al fondo, con il nostro stato di diritto”.
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Fonte: news.google.com