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Lamborghini Aventador, fine di una leggenda

ROMA  – Per gli appassionati del marchio è un colpo dritto al cuore: Automobili Lamborghini tira giù il sipario sulla Aventador, chiudendo dopo 11 anni di onorata carriera uno dei capitoli più appassionanti della propria storia.

Il debutto avvenne nel 2011 al Salone di Ginevra con il nome LP 700-4, nome che stava a indicare i 700 cavalli di potenza, la trazione integrale permanente e la posizione longitudinale posteriore del motore. Ma quell’auto così attaccata al terreno era molto di più. “L’Aventador rappresenta un salto di due generazioni in termini di design e tecnologia: offre un pacchetto eccezionale di tecnologie uniche e innovative abbinate a prestazioni letteralmente travolgenti”, dichiarò in occasione del lancio Stephan Winkelmann, Ceo di Automobili Lamborghini.

Il design fu affidato al Centro Stile capeggiato allora da Filippo Perini, il cui intento era quello di realizzare una supersportiva d’ispirazione aeronautica. Le linee tese e la giustapposizione di angoli e superfici, con le porte a forbice riservate alle Lamborghini V12, diedero vita a una potente opera di arte automobilistica destinata a durare nel tempo. “L’Aventador fu una novità assoluta al momento del lancio ed ha rappresentato il modello Lamborghini di punta nel corso di 11 anni di produzione”, spiega oggi Winkelmann. “Il motore V12 fa parte del nostro patrimonio fin dagli albori: è stato il cuore pulsante di vari modelli, dalla Miura alla Diablo, dalla Countach alla Murciélago. Al momento del suo debutto, nel 2011, l’Aventador era la sintesi perfetta di tutte le competenze Lamborghini in termini di design e ingegneria e racchiudeva in sé i valori che da sempre sono al centro di ogni progetto e di ogni prodotto: design puro e futuristico, prestazioni che definiscono punti di riferimento, sfide tecniche affrontate con l’innovazione per produrre le supersportive più emozionanti e leader della categoria. Sono questi i principi che costituiscono l’essenza della Aventador e che le conferiscono un fascino senza tempo.”

Prestazioni alla mano: il 12 cilindri da 6,5 litri era (usiamo l’imperfetto con rammarico) in grado di erogare 700 Cv a un regime massimo di 8.250 giri/minuto, garantiva una sbalorditiva accelerazione da 0 a 100 in soli 2,9 secondi e una velocità massima di 350 orari. La consacrazione avvenne grazie ai due record su giro ottenuti sul famigerato Nürburgring Nordschleife: nel 2015, la LP 750-4 SV completò un giro sotto i sette minuti registrando un tempo di 6:59.75, mentre la Aventador SVJ, nel 2018, chiuse la partita con un tempo di 6:44.97.

Fra i pezzi forti, per dovere di cronaca, sia il cambio robotizzato ISR (Independent Shifting Rod) mono-frizione, in grado di passare da un rapporto all’altro in 50 millesimi di secondo, e sia il sistema di sospensioni pushrod preso in prestito direttamente dalla Formula Uno, con le tre modalità di guida Strada, Sport e Corsa.

E incredibilmente anche sotto il profilo delle vendite la Aventador ha fatto scuola, superando tutti i precedenti modelli V12 della casa sommati insieme: nel suo quinto anno di produzione, Lamborghini toccò quota 5.000 unità consegnate, l’equivalente di tutti gli esemplari di Murciélago mai prodotti, arrivando a consegnare la 10.000 Aventador nel settembre del 2020. Merito anche del livello di innovazione tecnica dovuto al reparto Ricerca e Sviluppo di Maurizio Reggiani, allora Chief Technical Officer del marchio. “La leggera monoscocca in fibra di carbonio progettata e realizzata come un pezzo unico, del peso di soli 147,5 kg, è stata prodotta interamente in-house utilizzando il processo RTM-Lambo brevettato da Lamborghini”, raccontano alla casamadre. 

Il mondo dei motori – tutto concentrato sulla transizione elettrica  – perde dunque un pezzo importante, un’auto unica e irripetibile come solo alcune opere d’arte sanno essere. Protagonista fra l’altro anche di diversi film, tra cui “Batman, il cavaliere oscuro”, con Christian Bale nei panni del ricchissimo Bruce Wayne. E chissà se perfino l’uomo pipistrello, all’ombra della sua maschera, non stia versando anche lui qualche lacrima di addio.

Fonte: repubblica.it

Doroteo Cremonesi

Affascinato dal progresso, dalla tecnologia e dall'energia, amante delle automobili

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