
di Leo Turrini
Danke, Seb. Grazie, Vettel! Quindici anni dopo un fugace debutto in America al volante di una Bmw, il quattro volte iridato di F1 annuncia il congedo a fine stagione. “Me ne vado ringraziando tutti – ha detto il pilota tedesco –. Finirò l’anno al volante della Aston Martin, poi rifletterò serenamente sul mio futuro, continuando a battere contro ogni forma di discriminazione”.
Per Schumi. Ho conosciuto Vettel quando ancora era un ragazzino. Il primo a segnalarmelo fu un certo Michael Schumacher. Eravamo in Turchia, Schumi con la Ferrari passò un’ora delle prove libere tallonando il terzo pilota della Bmw. Andai a chiedergli perché. Mi rispose: “Quel collaudatore è un mio fan, da bambino veniva a guidare il kart sulla pista di mio padre, a Kerpen. Volevo capire come se la cava…”.
I trionfi. È tutto vero: Seb idolatrava Michael, dormiva con il suo poster in camera e come premio per le promozioni a scuola si faceva portare a Fiorano a vedere Schumi in pista con la Rossa.
Con simili premesse, era inevitabile per Vettel sognare il Cavallino. Prima si è fatto le ossa in Toro Rosso: nel 2008 si aggiudicò con la ex Minardi il Gp d’Italia, diventando il più giovane driver di sempre a vincere una corsa di F1. Poi passò in Red Bull e con la macchina del genio Adrian Newey portò a casa 4 mondiali consecutivi (2010, 2011, 2012, 2013), battendo sistematicamente il Ferrarista Alonso.
Il rimpianto. A Maranello Seb è arrivato nel 2015, con Marchionne e Arrivabene. Ha dato tutto alla causa, formando una bella coppia con l’amico Kimi Raikkonen. Si è scontrato con una Mercedes imbattibile, anche se resta il rammarico per l’autogol di Hockenheim nel 2018: leader del campionato e della corsa, il tedesco finì fuori strada per un banale errore. E da allora non fu più lui.
Il giudizio. Vettel lascia il ricordo di un pilota velocissimo nei suoi giorni migliori. Forse non valeva Hamilton ma ha emozionato i fans della Rossa nelle sei stagioni in cui ha corso per il Cavallino. Con la Ferrari ha chiuso quando spuntò la stella di Leclerc, però da gran signore: “Charles è più forte di me – disse –. Gli auguro di riuscire dove io ho fallito”.
Un campione, sempre e comunque. Grazie, Seb. Danke, Vettel.
Fonte: quotidiano.net