
A fianco del Papa emerito, per nove anni ritirato in monastero, c’erano le quattro Memores Domini e la storica segretaria Birgit: si sono occupate di tutto e, spesso, hanno letto per lui. Così funzionava la «famiglia pontificia»
Il 31 dicembre 2022 è morto Benedetto XVI. Il testo che segue è un estratto del libro «Il monastero» (Solferino), pubblicato in anteprima sul magazine «7» del 22 aprile 2022: è tratto dal capitolo «Il Monastero delle donne».
Chi capitasse al Monastero in un sabato pomeriggio qualunque, rimarrebbe stupito. Per definizione, il Vaticano è un ambiente maschile e magari anche maschilista. Le donne sono ombre senza nome e senza potere. Spesso vengono loro affidati lavori umili, denunciati una volta perfino dall’inserto femminile dell’ Osservatore Romano. In quel fine settimana, invece, si sarebbe assistito alla scena di un Papa emerito, del suo segretario, e di quattro donne, riuniti nel salotto del Monastero. Una di loro tiene un libro in mano e legge ad alta voce. E il piccolo uditorio ascolta con attenzione ogni sillaba.
La signora, gonna blu e camicetta bianca sotto il pullover blu, capelli corti sale e pepe, era una delle Memores Domini di Comunione e Liberazione che vivono nel Monastero col papa emerito. Ogni tanto, tutti insieme commentavano alcuni passaggi del libro. Poi tornavano a immergersi in quel rito del sabato, diventato da anni un’abitudine. A Benedetto piaceva leggere, da sempre. Ma ultimamente si affaticava dopo poche pagine. E affidare a una delle donne del Monastero il compito di lettrici di qualche saggio di attualità, di qualche biografia interessante, era un modo per passare il tempo e uscire dall’atmosfera rarefatta e silenziosa di Mater Ecclesiae. Quando nel 2021 aveva ricevuto in dono alcune vignette di Emilio Giannelli, le aveva mostrate alle sue donne e ne avevano riso insieme.
Ma l’aspetto sorprendente non era quella seduta di lettura collettiva. Stupisce di più la rivelazione che lassù abitano anche alcune donne: quattro, per l’esattezza. Sono Memores Domini, appunto, dizione naturalmente in latino per dire «memori del Signore», un corpo scelto di «angeli custodi»: laiche consacrate, non suore, appartenenti a Comunione e Liberazione. Vestono abiti «civili», e seguono tre «consigli» impegnativi come castità, ubbidienza e povertà. L’obiettivo della loro vita è la «memoria tendenzialmente continua del Cristo», e l’apostolato nel mondo del lavoro. Dentro CL i Memores sono conosciuti come il «Gruppo Adulto», formatosi nel 1964 e riconosciuto dal Vaticano nel 1988. Don Giussani non l’aveva creato ma solo assecondato, quando alcuni ex studenti ciellini gli avevano fatto sapere di volere condurre un’esistenza diversa… con un sacerdote che li seguiva e viveva con loro un’esistenza impregnata di spiritualità monastica.
Le quattro donne si sono affidate a un «sacerdote» particolare: il papa emerito. Ma non sono le sole a frequentare il Monastero. Ogni giorno spunta di prima mattina Birgit Wansing, la segretaria storica di Joseph Ratzinger, chiamata a decifrare la calligrafia minuta con la quale ha sempre scritto a matita i suoi testi teologici; e a «tradurli» sul computer in tedesco, prima di renderli pubblici dopo un ulteriore controllo del papa emerito. E spesso arriva anche suor Christine Felder, un’austriaca amica della famiglia Ratzinger da decenni. Una donna vicina prima alla sorella dell’allora cardinale, Maria, che aveva vissuto con lui nell’appartamento in piazza della Città Leonina, e poi del fratello Georg, fino a che aveva abitato al Monastero.
Un altro mondo
Insomma, di colpo si scopre che la componente femminile è sempre stata maggioranza, nel microcosmo dell’eremo in cima ai Giardini vaticani. Non esiste solo il mistero di Benedetto ma anche quello, protetto da un riserbo perfino più impenetrabile, di questa colonia di donne che fanno funzionare il Monastero nella vita quotidiana. Esistevano anche prima, in realtà. Lavoravano con e per Benedetto da quando era stato eletto papa, e le due «pendolari» anche da prima: non solo collaboratrici ma confidenti fedeli e discrete. Una di loro, Manuela Camagni, era morta nel 2010, investita da un’automobile a Roma. E al funerale nella chiesa di Santo Stefano degli Abissini, dentro il Vaticano, aveva partecipato l’intera nomenklatura ecclesiastica che contava… Benedetto XVI, che allora era ancora papa, le dedicò un’omelia piena di affetto e di gratitudine nella Cappella Paolina del Palazzo apostolico. E con lui concelebrarono una sfilza di esponenti della gerarchia vaticana….
C’È CHI SI OCCUPA DELLA CUCINA, CHI DELLA PREPARAZIONE DEL LOCALE DELLE MESSE: SONO LAICHE MA VIVONO IN MODO RISERVATISSIMO
Non si trattava di un funerale qualunque: sembrava l’omaggio a un cardinale, a una «principessa della Chiesa», benché quella definizione suonasse come una sorta di potenziale eresia. Disse Benedetto XVI: «Negli ultimi giorni della sua vita, la nostra cara Manuela parlava del fatto che a fine novembre sarebbe appartenuta da trent’anni alla comunità dei Memores Domini. E lo disse con grande gioia, preparandosi – così era l’impressione – a una festa interiore per questo cammino trentennale verso il Signore, nella comunione degli amici del Signore. La festa, però, era altra da quella prevista: proprio il 29 novembre l’abbiamo portata al cimitero…. Manuela era una “vergine saggia, prudente”, portava l’olio nella sua lampada, l’olio della fede, una fede vissuta….. Io, personalmente, devo ringraziare per questa sua disponibilità a mettere le sue forze al lavoro nella mia casa…». D’altronde, quello schieramento di alti prelati era l’omaggio riservato a una delle esponenti più apprezzate della «famiglia pontificia». Termine ambiguo, perché non esiste nessun rapporto di parentela. Ma calzante, per indicare una consuetudine e una conoscenza reciproche che si ritrovano soltanto nell’ambito familiare.
Non a caso, dopo la rinuncia e la scelta del Monastero come nuova residenza, Ratzinger fece in modo che si trasferissero lì anche le sue donne. «Il nucleo fondamentale della “famiglia pontificia”» aveva annunciato padre Federico Lombardi, il gesuita che allora dirigeva la sala stampa vaticana «continuerà ad accompagnare Benedetto XVI e a stargli vicino»….. Ma rimane un’umanità destinata a stare lontana dai riflettori…. Perfino la loro identità è sempre stata un mistero conosciuto soltanto nella cerchia ristretta dei dignitari vaticani. Sebbene alcune di loro lavorino accanto a Benedetto da un quarto di secolo, le donne che lo hanno accompagnato… anche negli ultimi nove anni al Monastero, sono rimaste figure senza volto…. Sono rarissime le foto che le ritraggono, e rari gli articoli che parlano di loro. Eppure, quando nel febbraio del 2022 Benedetto ha risposto con una lunga lettera alle accuse arrivategli dalla Germania per il periodo in cui era stato arcivescovo di Monaco, ha ringraziato «la piccola famiglia nel Monastero “Mater Ecclesiae” la cui comunione di vita in ore liete e difficili mi dà quella solidità interiore che mi sostiene…».
QUANDO UNA DI LORO RIMASE UCCISA IN UN INCIDENTE STRADALE, RATZINGER PRONUNCIÒ UN’OMELIA PIENA DI AFFETTO E GRATITUDINE
Non sorprende che nel 2011 Birgit Wansing fosse stata scelta come una delle dieci persone più importanti dal mensile statunitense Inside the Vatican, diretto dal tradizionalista Robert Moynihan. Il ritratto che ne veniva fatto era significativo. «Benché pochi abbiano sentito parlare di lei» scriveva il periodico, «quei pochi ritengono che molti dei libri scritti da Joseph Ratzinger, prima e dopo che diventasse papa, non sarebbero stati scritti senza il suo aiuto. Lei è una delle collaboratrici e consigliere maggiormente fidate e vicine al papa… Per questo la onoriamo come una delle nostre “Persone dell’anno per il 2011”». Birgit Wansing era anche lei una «donna consacrata», appartenente alla comunità di Schoenstatt, creata nel 1914 in un piccolo santuario mariano nella Valle del Reno, in Germania…. Inside the Vatican informava che «alcuni anni fa scrisse un saggio per l’ Osservatore Romano che condannava la crudeltà sugli animali come incompatibile con l’essere cristiani»….
Era nell’«inner circle», nella cerchia più intima del Monastero, anche se non viveva lì come le quattro Memores Carmela, Loredana, Rossella e Cristina…. Ma quando si trattò di salutare per l’ultima volta Manuela Camagni, 56 anni, nella chiesa di Santo Stefano degli Abissini, Birgit era in prima fila. Il comandamento non scritto di quella singolare «famiglia» è l’assoluta riservatezza. Il fatto stesso che delle quattro Memores si conosca di solito solo il nome, non il cognome, non è casuale. Uno dei pochissimi casi in cui è successo è stato in occasione dei 95 anni di Benedetto, il 16 aprile. Monsignor Gä nswein e le Memores hanno chiesto ad alcune persone di contribuire a una «piccola sorpresa da donargli». E l’invito era firmato anche da Carmela Galiandro, Loredana Patrono, Rossella Teragnoli, Cristina Cernetti (Memores), si precisava tra parentesi. Magari si viene a sapere da qualche fonte quali siano le rispettive competenze.
Un vecchio articolo di Andrea Tornielli, risalente ai tempi in cui Benedetto XVI era ancora papa, raccontava che «Loredana» era addetta alla cucina, «si occupava dei rapporti col supermercato del Vaticano e faceva venire la verdura dagli orti papali di Castel Gandolfo». «Cristina» aveva il compito della preparazione della cappella del Monastero per le messe del mattino. E «Carmela aiuta in cucina, ed è specializzata nei dolci graditi a Ratzinger fin da quando era cardinale: strudel, tiramisù alla frutta, crostate. Cura anche la stanza di Benedetto XVI e il suo guardaroba». Ma sono frammenti di esistenze ritirate. Immagini: quasi zero, e sempre «rubate». Partecipazione a eventi pubblici: idem. L’unica occasione di incrociarle è quando si va a fare visita al Monastero… Ma sono contatti di pochi secondi, garbati e distanti. Il tempo di prendere il soprabito del visitatore e appenderlo nel mobile di mogano chiaro, lucido, nel salottino al pianterreno, a sinistra dell’ingresso.
D’altronde, le Memores sono il prodotto di un’associazione laicale nata dentro Cl, con un impegno a vivere in modo quasi monastico nelle «case» sparse in trentadue nazioni…. In realtà, una notorietà, ma negativa, all’associazione è arrivata anche da Roberto Formigoni, ex senatore ed ex presidente berlusconiano della Regione Lombardia. Un Memor anche lui, che però nel febbraio del 2019, alla fine di un lungo processo, è stato condannato per corruzione in via definitiva dalla Corte di Cassazione. Il potere è un brutto tentatore. Ma nel Monastero la mondanità è un’eco remota. Le Memores vivono in un’altra dimensione, accanto al papa emerito. Mangiano a tavola tutti insieme. Scherzano insieme, anche. Ascoltano musica classica. E pregano.
Christine, l’amica di famiglia
Ma per capire il carattere di Ratzinger, il suo ambiente familiare, le sue piccole manie, le civetterie da professore, bisogna leggere le poche righe dedicate a Christine Felder da Peter Seewald nella sua biografia su Benedetto. Christine, una laica consacrata, austriaca, ha conosciuto l’allora cardinale Ratzinger nel 1988, attraverso la Fondazione Cardinale Newman. Lei era membro della «Familia Spiritualis Opera», l’Opera, Das Werk in tedesco…. Il legame tra Das Werk e Ratzinger è forte: tanto che all’inizio, per qualche settimana fece parte della «famiglia» del Monastero anche un diacono fiammingo…. Ma Christine è una «veterana», grande amica della sorella di Joseph, e successivamente del fratello maggiore, Georg. Sarebbe stata lei ad assisterlo quando, ormai anziano, visse all’inizio nel Monastero accanto al fratello dopo la rinuncia. Ed è stata lei ad accompagnare il Papa emerito a Ratisbona con monsignor Gänswein, quando il fratello stava morendo….
Christine Felder ha rivelato nel libro di Seewald fino a che punto per il futuro papa fosse importante la messa. Nell’appartamento di piazza della Città Leonina dove viveva da cardinale con la «signorina Maria», la sorella, la celebrava ogni mattina alle sette. E nei giorni festivi… «I due si trovavano di fronte alla cucina nel corridoio» ha scritto Seewald «e insieme camminavano solennemente fino all’entrata della cappella privata.» Nelle confidenze della Felder: « Un giorno festivo della Chiesa va celebrato esattamente come in una cattedrale, anche se le persone che partecipano alla messa sono solo due o tre e la celebrazione avviene in un appartamento… ». Da lei si sa che l’abitudine di Benedetto di leggere e far leggere libri risale già a quegli anni. «A volte lui leggeva per lei, altre lei leggeva per lui» ha raccontato suor Christine a Seewald a proposito della sorella di Ratzinger…. E anni dopo ha confidato che Benedetto riesce ad amare le piccole cose…: come sdraiarsi sul divano e ascoltare musica classica per un’ora di fila. Ma ha l’ossessione della precisione e del controllo…. La sua paura principale era, in passato, di perdere la valigia. Per questo portava sempre con sé una piccola “valigia di sicurezza”. …
E, ha rivelato Christine, Benedetto «una volta mi disse agitato: “Sorella Christine, ha spolverato i libri che erano qui? Questo Kafka è stato messo al contrario”…». Al Monastero… la sua presenza rappresenta una sorta di rassicurazione. Per questo, quando le hanno comunicato che da marzo del 2022 doveva trasferirsi a Vienna, il Papa emerito sarebbe rimasto un po’ turbato…. Das Werk per Ratzinger è stata una presenza costante attraverso Christine. È una famiglia spirituale che ha la casa madre sul Lago di Costanza, a Bregenz, in un altro monastero, quello di Thalbach. … Se si sfogliano gli album con le vecchie fotografie dell’Opera, si scopre che lì ha vissuto negli ultimi anni di vita suor Pascalina Lehnert, la religiosa bavarese, onnipotente collaboratrice di Pio XII dal 1917 al 1958… Morì a Vienna, ma il suo funerale fu celebrato a Roma. E al rito non volle mancare l’allora cardinale Ratzinger. Suor Pascalina è seppellita nel Cimitero Teutonico, dietro Casa Santa Marta. …
Donne come Christine non sono solo «tuttofare», domestiche. Molte amano la musica, suonano l’arpa o il pianoforte. E anche in questo si ritrova una sintonia con il Papa emerito. Ma soprattutto, nella consuetudine quotidiana sono diventate confidenti, consigliere…. Racconta uno dei pochissimi che le conosce a fondo: «Sono espressione di una sorta di vita di clausura aperta al mondo, pronta a chiudersi a riccio al mondo esterno, quando quest’ultimo cerca di insinuarsi nella loro esistenza schiva e riservata.» Ma quando il mondo esterno si presenta con un provvedimento papale, scansarlo anche psicologicamente diventa impossibile. Bisogna farci i conti, sebbene il trauma spesso possa rivelarsi inevitabile.
E così, una vita quotidiana regolata sempre dalle stesse abitudini, messa, preghiera, recita del rosario, nell’autunno del 2021 sono apparsi di colpo incrinati. Il commissariamento che il Papa ha deciso di applicare a tutte le organizzazioni laicali, accusate di avere leadership inamovibili e alla fine autoreferenziali…, ha toccato anche il gruppo dei Memores Domini; e gettato nello scompiglio il piccolo mondo di Mater Ecclesiae. Anche perché è stato solo il primo passo per arrivare al siluramento di Julián Carrón, gran capo di CL. D’altronde, quando il 16 settembre del 2021 Francesco aveva convocato a Roma i vertici di tutti i movimenti ecclesiali, sia Carrón sia Antonella Frongillo, che guidava i Memores Domini, avevano disertato l’incontro. E quell’assenza è stata la conferma di un contrasto destinato presto a diventare rottura…
31 dicembre 2022 (modifica il 31 dicembre 2022 | 17:36)
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