
“Alfredo libero, no 41bis”. Da Milano a Roma è la rivendicazione che unisce i gruppi anarchici a tutte le latitudini d’Italia e dell’Europa. Così mentre davanti al carcere milanese di Opera, dove Alfredo Cospito è stato trasferito lo scorso 30 gennaio, si alza l’asticella della battaglia per chiedere la revoca del carcere duro contro l’anarchico abruzzese, anche nella Capitale il caso “Cospito” continua a tenere banco nell’agenda e ad essere sempre più attuale. Dopo la guerriglia urbana di sabato sera a Trastevere (dove sono stati denunciati “41 compagni”) a cui ha fatto seguito il lancio di una molotov contro il commissariato Prenestino di polizia prima – con l’atto non rivendicato – ed il rogo di auto della Telecom nella sede di Conca d’Oro – con gli incendi in questo caso rivendicati dall’area anarchica, compagni e compagne proseguono la loro battaglia per chiedere la revoca del 41bis per Cospito.
Una richiesta che si legge su tutti i muri della città. Proprio una decina di anarchici sono infatti stati fermati la sera di martedì dopo aver tentato di ripassare con della vernice un messaggio a lettere cubitali che già era comparso nella centralissima Porta Maggiore.
Anarchici fermati a Porta Maggiore
“Pochi minuti fa, intorno alle 19 di oggi (ieri ndr) 31 gennaio, quattro compagni che stavano facendo una scritta in piazza di Porta Maggiore vengono portati in caserma con l’intervento di sette volanti e della Digos. Mentre pubblichiamo sono in arrivo altre volanti”, comunicano gli stessi anarchici sui siti d’area. Da quanto si apprende sono dieci gli attivisti identificati dopo essere stati accompagnati nella caserma dei carabinieri della compagnia Roma Piazza Dante. Sei quelli sorpresi dai militari e dalla polizia con rulli e secchi di vernice in prossimità delle mura di piazzale Labicano. Identificati da carabinieri e digos i primi sei anarchici, gli stessi sono poi stati raggiunti da un altro gruppetto di compagni. Dieci le persone poi accompagnate in caserma la cui posizione è ora al vaglio dell’autorità giudiziaria.
Dossier: i luoghi dell’anarchismo a Roma
Anarchici in presidio a Roma
Anarchici che proseguono dunque la loro protesta. Proprio per oggi (1 febbraio) gli attivisti hanno promosso l’ennesimo presidio davanti al ministero della salute sul lungotevere per chiedere ancora una volta l’abolizione del regime detentivo di 41 bis per Alfredo Cospito. E dopo gli scontri di sabato scorso a piazza Trilussa l’attenzione delle forze dell’ordine sarà massima per questa e per le altre mobilitazioni previste per questa settimana. Giovedì alle 17:00 alla Sapienza ci sarà un’assemblea pubblica mentre sabato 4 febbraio gli anarchici annunciano un corteo da piazza Vittorio. Si tratta di tutte manifestazioni non preavvisate che sono state rese note attraverso un volantino con su scritto “Fuori Alfredo dal 41 bis”.
Cospito trasferito nel carcere Opera di Milano
Alfredo Cospito, che era detenuto da oltre 10 anni al Bancali di Sassari per la gambizzazione dell’allora amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi è stato trasferito nel penitenziario di Opera a Milano per le precarie condizioni di salute. Esponente della Federazione anarchica informale, è anche accusato di strage per due ordigni esplosi nei pressi della scuola allievi carabinieri di Fossano (Cuneo) nel 2006, che non provocarono feriti. L’anarchico abruzzese, si trova al 41 bis, il regime di carcere duro, ed è in sciopero della fame da più di 100 giorni, un digiuno che ha reso precarie le sue condizioni di salute. La notte del suo arrivo nel capoluogo meneghino sono state incendiate due auto della polizia locale, gesto poi rivendicato dalla rete anarchica. Martedì sera – 31 gennaio – invece, decine di manifestanti si sono ritrovati fuori da Opera, dove hanno acceso fuochi e intonato cori per i detenuti. “Speriamo che anche Alfredo abbia sentito il nostro calore”, le parole degli attivisti.
Il caso Cospito mette in allarme l’intelligence
Cosa è il 41bis
Proprio il caso Cospito ha riacceso l’attenzione sul 41 bis, il regime di carcere duro. Da oltre tre mesi l’anarchico della FAI è in sciopero della fame e il suo stato fisico ha causato il trasferimento in un altro carcere, la casa di reclusione di Opera, a Milano. L’anarchico ha infatti perso 40 chili e si è anche fratturato il setto nasale cadendo nella doccia. Il 7 marzo è attesa la discussione in cassazione sul ricorso della difesa. Nel frattempo, il governo Meloni si è schierato compatto sulla vicenda: il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha chiarito che “per la parte di propria competenza ritiene di non revocare il regime di cui all’articolo 41 bis”. Ma vediamo cosa prevede e come funziona in concreto il carcere “duro” previsto dall’articolo 41 bis.
Il 41 bis: la storia
La disposizione del 41 bis venne introdotta dalla cosiddetta legge Gozzini, che modificò la legge 26 luglio 1975, n. 354. In origine l’articolo era composto da un unico comma: “In casi eccezionali di rivolta o di altre gravi situazioni di emergenza, il Ministro della giustizia ha facoltà di sospendere nell’istituto interessato o in parte di esso l’applicazione delle normali regole di trattamento dei detenuti e degli internati. La sospensione deve essere motivata dalla necessità di ripristinare l’ordine e la sicurezza e ha la durata strettamente necessaria al conseguimento del fine suddetto”.
La norma aveva quindi una finalità preventiva nei confronti di situazioni di pericolo esclusivamente interne al carcere, come ad esempio la rivolta. Questa norma andava cosi a completare il quadro delineato dall’articolo 14-bis, anche esso introdotto dalla legge Gozzini, che prevedeva il cosiddetto “sistema di sorveglianza particolare”, un istituto applicabile a tutti quei detenuti ritenuti pericolosi a causa dei loro comportamenti all’interno del carcere. Il testo è tuttora immutato dal 1986, complice anche il fatto che questa particolare norma, contrariamente a quella dibasso descritta, in realtà non ha praticamente mai avuto alcuna applicazione.
In seguito nel 1992, dopo la strage di Capaci in cui perse la vita Giovanni Falcone, all’articolo si aggiunse un secondo comma disposto con il decreto-legge 8 giugno 1992, n. 306 (cosiddetto Decreto antimafia Martelli-Scotti), convertito nella legge 7 agosto 1992, n. 356. Il testo è stato poi modificato a più riprese, in particolare la variazione più incisiva fu nel 2002, quello riportato di seguito è l’originale: “Quando ricorrano gravi motivi di ordine e di sicurezza pubblica, anche a richiesta del Ministro dell’interno, il Ministro di grazia e giustizia ha altresì la facoltà di sospendere, in tutto o in parte, nei confronti dei detenuti per taluno dei delitti di cui al comma 1 dell’articolo 4- bis, l’applicazione delle regole di trattamento e degli istituti previsti dalla presente legge che possano porsi in concreto contrasto con le esigenze di ordine e di sicurezza”.
In occasione del decennale di Capaci, il 24 maggio 2002, il Consiglio dei ministri approvò un disegno di legge che prevedeva la proroga per ulteriori quattro anni e l’applicazione del 41-bis anche ai reati di terrorismo (anche internazionale) ed eversione. Il Parlamento, con la legge del 23 dicembre del 2022 numero 279, rese permanente il 41-bis cancellando ogni limite temporale. Alfredo Cospito è il primo anarchico nella storia del nostro Paese ad essere stato condannato al 41bis con “fine pena mai”.
Perché Roma è piena di scritte per Alfredo e contro il 41bis
Fonte: news.google.com