
Anarchico, ideologo del Fai-Fri, è in carcere al 41-bis: dalla gambizzazione di un dirigente dell’Ansaldo all’attentato a una caserma, ecco di che cosa è accusato l’uomo di cui gli attentatori delle sedi diplomatiche italiane a Berlino e Barcellona chiedono la scarcerazione
Nella giornata di venerdì 27 gennaio due attacchi hanno colpito due sedi diplomatiche italiane, a Berlino e Barcellona. Nel comunicato del ministero degli Esteri si legge che «ignoti hanno infranto la vetrata del palazzo dove è ubicato il consolato generale a Barcellona, imbrattando una parete dell’ingresso dell’edificio» e che, a Berlino, «è stata anche incendiata l’auto con targa diplomatica di un funzionario diplomatico in servizio all’ambasciata d’Italia». La pista seguita — come nel caso dell’attacco a Susanna Schlein, primo consigliere dell’Ambasciata d’Italia in Grecia — è quella delle proteste degli anarchici per il carcere duro ad Alfredo Cospito. Ecco chi è Cospito, e di che cosa è accusato.
La prima volta che il nome di Alfredo Cospito — anarchico 55enne detenuto a Sassari con il 41 bis per il gambizzamento del dirigente Ansaldo Roberto Adinolfi e in attesa a Torino dell’udienza sulla rivalutazione della pena, che prevede anche l’ergastolo, per un attentato, nel 2006, alla Scuola Allievi Carabinieri di Fossano (e per il quale oggi si mobilità il mondo anarchico, ma non solo) — compare sul Corriere della Sera
è il 2 novembre 1991. Le pagine sono quelle della cronaca di Milano. Vengono trovati falsi volantini attribuiti ad Amnesty, che ne aveva preventivamente segnalato l’esistenza e l’estraneità, con scritte così: «Libertà immediata per l’anarchico Alfredo Cospito», «Più nessun prigioniero, diroccamento e spianamento delle carceri, liberi tutti», «Ogni individuo è libero di rifiutare le imposizioni dello Stato». Non è chiaro perché Cospito all’epoca fosse in carcere, fatto sta che il suo nome ricompare, sempre nelle cronache del Corriere il 4 ottobre 2013 e in poco più di una menzione, dopo che a Bergamo viene recapitata un bomba presso gli uffici di Bergamo di Europol. Poco dopo l’accaduto venne diffuso un documento firmato da lui e da Nicola Gai in cui si evocava «l’odore della dinamite».
Poi ecco un’altra citazione il 31 ottobre, ma stavolta è ampia, un’apertura di pagina per un fatto grave. A Genova si tiene il processo per il ferimento del manager dell’Ansaldo Roberto Adinolfi, gambizzato più di un anno prima, il 7 maggio 2012. Cospito, che per quell’agguato è alla sbarra assieme a Nicola Gai — le accuse sono di lesioni gravi con finalità di terrorismo, furto di scooter e possesso di arma clandestina — confessa tutto ma con una rivendicazione orgogliosa: «Siamo anarchici e nichilisti, abbiamo agito da soli e lo abbiamo deciso dopo il disastro nucleare di Fukushima. Nessun altro ha partecipato al nostro progetto». In aula c’erano molti anarchici che a queste parole applaudirono, gridando «libertà» per gli imputati e «fascisti» all’indirizzo dei magistrati. Per l’agguato l’anarchico fu condannato a 10 anni e otto mesi (9 anni e 4 mesi per Gai). Ma chi è Cospito?
Gli anarchici russi
Stando a un’informativa dei carabinieri del Ros, tra i punti di riferimento di Cospito ci sono gli anarchici russi che, con atti di terrorismo, omicidi e attentati ai danni dei «padroni» hanno trasmesso «forza, tenacia, coerenza ed esperienza viva» ai «compagni di oggi». Cospito, personaggio di spicco del Federazione anarchica informale-Fri, sarebbe stato l’ispiratore, secondo gli investigatori, del gruppo romano di anarchici, autore di un libro — presentato a Roma — , «Anarchici di Bialystok 1903-1908» accusato di aver fatto esplodere una bomba, la notte del 7 dicembre 2017, davanti una caserma dell’Arma nella Capitale, al quartiere San Giovanni. Cospito, va detto, all’epoca dei fatti era detenuto in carcere a Ferrara per il ferimento di Adinolfi.
Nel 2016 è la Digos di Torino a ordinare il suo arresto in carcere(assieme a quello di Nicola Gai, ancora detenuto) e quello di altre cinque persone, tra cui la sua compagna Anna Beniamino. Accuse pesantissime: dal 2007, gli aderenti al Fai avrebbero seminato il terrore portando a compimento circa 50 azioni eversive. Tra queste l’esplosione al parco Ducale di Parma il 24 ottobre 2005; l’invio, il 2 novembre 2005, di un pacco esplosivo all’allora sindaco di Bologna Sergio Cofferati; una busta esplosiva inviata nel 2006 alla redazione di CronacaQui a Torino che deflagrò e ferì agli occhi il direttore del quotidiano Beppe Fossati. Il gruppo sarebbe stato anche responsabile dell’esplosione di due ordigni collocati, nel dicembre 2003, vicino all’abitazione bolognese di Romano Prodi. In questa indagine c’è anche l’attentato alla scuola allievi carabinieri di Fossano. Fatti per cui Cospito venne condannato a 20 anni sebbene la Cassazione abbia deciso un nuovo appello per rideterminare la pena (anche per Beniamino, 16 anni e 6 mesi) ritenendo che non sia stato commesso il reato di strage comune, bensì quello di strage politica. Che prevede anche l’ergastolo.
L’ultima citazione prima delle azioni in Grecia, a Berlino e a Barcellona è recentissima, e arriva dalle pagine della cronaca torinese. Risale al 2 settembre scorso. Dopo che il 27 giugno un pacco bomba è stato indirizzato ad Alessandro Profumo, ad di Leonardo, sul web sono comparse delle rivendicazioni — a firma «Brigata Augusto Masetti, Fai, Fronte Rivoluzionario internazionale — di matrice anarchica in cui viene spiegato che l’azione era «dedicata ad Alfredo Cospito».
28 gennaio 2023 (modifica il 28 gennaio 2023 | 15:09)
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