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Bambini sovrappeso e troppa tv: l’Italia fa poco sport

di Marco Bonarrigo

L’allarme al forum di «In the European House Ambrosetti». Scintille tra il presidente del Coni Malagò e i vertici di Sport e Salute

Gli italiani continuano a preferire lo sport visto alla tv a quello praticato. L’Ocse dice che siamo la quarta nazione più sedentaria delle 36 associate tra gli adulti, la prima tra i bambini: nella fascia 11-15 anni il 94,5% non raggiunge i 60 minuti di attività al giorno raccomandati. Si fa poco sport al Sud, tra le donne e i cittadini meno abbienti (il 47% dei sedentari è in difficoltà economica) e solo gli Usa hanno più bimbi sovrappeso dell’Italia, che ne conta il 42%. E se l’aspettativa di vita cresce, la sua qualità peggiora per l’aumento delle malattie croniche da inattività.

Lo scopo del Forum Osservatorio Valore Sport organizzato ieri a Roma dalla «In the European House Ambrosetti» non era però dipingere un quadro a tinte fosche, ma mostrare come (in una nazione dove comunque la popolazione attiva aumenta) provare a risolvere un problema drammatico. In Italia si fa poco sport, ha spiegato Valerio De Molli, ad di The European House Ambrosetti, per scarsa motivazione, incapacità di valutare le proprie condizioni di salute, mancanza di stimoli familiari e problemi economici.

Lo Stato per lo sport spende solo 73 euro per abitante, gli impianti mancano o sono vecchi, le detrazioni e gli incentivi fiscali ridotti. Il paradosso è che la filiera sportiva, pur indebolita dal Covid e dai costi dell’energia, produce un valore aggiunto in crescita di 24,5 miliardi di euro l’anno (1,37% del Pil) e occupa 420 mila lavoratori. Il report di Ambrosetti individua alcuni fronti di intervento. Un aumento degli stanziamenti per gli impianti sportivi e degli incentivi per società e praticanti (fermi ai 210 euro di detrazione per gli Under 18), la semplificazione degli iter burocratici, la promozione dello sport a scuola e sui luoghi di lavoro e la sensibilizzazione dei benefici dell’attività fisica di cui milioni di italiani non paiono conto.

A inizio convegno, botta e risposta tra i numeri uno di Sport e Salute e Coni, acerrimi nemici. Malagò attacca: «Dei 700 milioni dati al sistema sport dal Pnnr il Coni non ha avuto un euro. Nel 2019 abbiamo portato a casa Milano-Cortina, da quel giorno siamo al quarto governo e nel mezzo c’è stato anche l’ingresso in campo di Sport e Salute: che visione a lungo termine ci può essere in questo scenario? Così esce fuori un pastrocchio all’italiana». Vito Cozzoli replica: «C’è un solo modo per la crescita della pratica sportiva e del benessere: stare nelle scuole e nei territori tra la gente. A questo servono soprattutto i programmi per la scuola e i bandi di Sport e Salute».

27 gennaio 2023 (modifica il 27 gennaio 2023 | 13:11)

Fonte: news.google.com

Doroteo Cremonesi

Affascinato dal progresso, dalla tecnologia e dall'energia, amante delle automobili

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