
TRENTO. Ultima giornata di Festival dello sport anche per lo Sport tech district, l’area della kermesse dedicata al connubio tra prestazione sportiva e tecnologia, che per questi quattro giorni “in rosa” ha coinvolto un folto pubblico di appassionati e di esperti con il suo ricco programma di incontri e di approfondimenti.
Negli spazi dei giardini del Muse curati da Trentino Sviluppo, Fondazione Negrelli – Ordine degli Ingegneri di Trento e LoGin: Corriere della sera, domenica 25 settembre i protagonisti sono stati i motori, con il confronto tra le storiche motociclette Capriolo e Laverda, ma anche l’evoluzione tecnologica dei trampolini del salto con gli sci.
La mattinata si è aperta con il confronto tra Capriolo e Laverda, due marchi che hanno fatto la storia del motorismo italiano: Franco Nardelli, presidente del Registro storico Capriolo, dopo aver ripercorso la storia della Caproni e dei suoi stabilimenti di Trento e Arco, che davano lavoro a centinaia di trentini, ha presentato le attività del Registro, punto di riferimento per tutti i proprietari, gli appassionati o i cultori del motorismo storico, con i suoi numerosi iscritti e contatti in tutto il mondo, oltre alla mole importantissima di documenti conservati.
E Riccardo Benelli, ingegnere meccanico e presidente della commissione tecnica del Registro Storico Capriolo, ha quindi raccontato la Capriolo dal punto di vista tecnico: “Fu una costruzione valida, raffinata e elegante, ma soprattutto possedeva una originalità tecnica che fu uno dei motivi del suo successo industriale e di vendite, oltre che sportivo”.
Dopo la Capriolo, spazio a una delle sue “mitiche” rivali, la Laverda, con l’esperienza dell’ingegner Piero Laverda, che nella lunga carriera nell’azienda di famiglia ha ricoperto praticamente tutti i ruoli. La sua ricostruzione storica e tecnica dell’evoluzione delle moto del marchio di Breganze, ha conquistato i presenti, tra curiosi aneddoti di gara e spiegazioni più specifiche rispetto all’evoluzione dei motori: “Oggi i modelli si fanno con le famose stampanti 3D, all’epoca della 750 invece si faceva tutto a mano: i tecnici erano dei veri e propri maestri d’arte”.
Nel pomeriggio si passa dalle due ruote agli sci, con la relazione dell’ingegner Pietro Vanzo che ha affrontato con grande competenza il tema dell’evoluzione dei trampolini; “Skiing in the sky” il titolo dell’incontro, che partendo dal mito di Icaro e dal “miracolo” del volo, ci ha trasportati nel futuro, e più precisamente nel 2026, quando Predazzo ospiterà le competizioni di salto con gli sci delle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina. “Come siamo passati dai 9,4 metri del primo record della storia del salto, risalente a due secoli fa, ai 253,5 metri del record attuale?”, si è chiesto Vanzo, presentando le trasformazioni dei trampolini negli anni, da piste di neve battuta a veri e propri monumenti architettonici.
“Negli ultimi 30 anni la Fis ha investito molte risorse in studi teorici e sperimentazioni pratiche per capire come poter progettare un trampolino sicuro e efficace”, dice Vanzo, mentre Silvia Di Rosa, presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Trento e della Fondazione Negrelli, conclude: “Sono state quattro giornate in cui abbiamo cercato di portare dei contenuti legati all’ingegneria associata allo sport, perché l’ingegneria è una materia a 360 gradi. Il progettista è colui che conferisce forma al sogno, e noi ingegneri dobbiamo riprendere in mano questa frase, per ricordarci che in fondo il nostro non è un lavoro di mera progettazione, ma al contrario è fondamentale per realizzare, dando loro una forma, i sogni”.
Fonte: ildolomiti.it