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5 cose serie che puoi fare adesso con ChatGPT, e che ti cambiano …

ChatGPT, il sistema con cui Open AI ci fa vedere quanto potenti siano i suoi modelli di previsione linguistica autoregressivi che utilizzano il deep learning per produrre testi simili a quelli umani, è da mesi sulla bocca (e sui social) di tutti. Di fronte al potentissimo chatbot – che i più svegli riescono comunque a mandare in tilt nel giro di un paio di domande – ci ritroviamo più con l’atteggiamento affascinato e al contempo intimidito di un nuovo totem tecnologico piuttosto che con quello di chi dovrebbe interrogarsi su cosa farci, sulle potenzialità e ovviamente sui pericoli di un simile sistema in grado di generare testi il più delle volte precisi e verosimili con un breve input (a patto che questo sia formulato nel modo giusto). Ma più spesso di quanto si pensi lacunosi e imperfetti.

Si moltiplicano articoli e contenuti, e appunto post e storie sui vari social, con cui atteggiandoci da supersmanettoni (ma il fine di ChatGPT è proprio la sua popolarizzazione) mettiamo alla prova il modello della società californiana co-fondata da Elon Musk e ora arricchita da 10 miliardi di dollari da Microsoft. Come? Per esempio facendogli sfornare bufale di ogni tipo, ridicoli testi di potenziali canzoni d’amore e ne elenchiamo gli errori e le grottesche mancanze mentre qualcuno, dall’altra parte del mondo, già confessa di essere diventato dipendente dall’intelligenza artificiale. Che specie debole l’homo sapiens: è il caso di Gautam Adani, uno degli imprenditori più ricchi d’Asia e secondo uomo più ricco del mondo, che in un post su LinkedIn ha ammesso di aver sviluppato un qualche tipo di “dipendenza” da quando ha iniziato a usare ChatGPT.

La piattaforma è ancora in fase di sviluppo e di certo non conquisterà il mondo domattina così piena di vicoli ciechi, cortocircuiti, errori, pregiudizi intrinseci al suo addestramento, informazioni male interpretate e un tono che a molti piace ma, a un lettore smaliziato, trasuda artificiosità. Presto, inoltre, dovrà vedersela con la concorrente Sparrow sviluppata da Google. Detto questo, ci sono delle attività forse più utili che possiamo farci, invece di lanciare anatemi sulla fine del lavoro via social o perdere tempo e diventarne dipendenti come mister Adani.

openai logo displayed on a phone screen and binary code displayed on a laptop screen are seen in this illustration photo taken in krakow, poland on december 5, 2022 photo by jakub porzyckinurphoto via getty images

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Ci si potrebbero per esempio creare dei copy. O almeno farsi dare una mano per valutare una serie di opzioni di partenza da personalizzare e ampliare. Il post di un blog, un testo di presentazione, tutti quei contenuti di scarso valore informativo e dove il tocco dell’autore è obiettivamente ininfluente. Occhio, però, perché di fatto ChatGPT più che rielaborare pesca e copia e spesso lo fa pure sbagliando. Per cui, forse, è meglio usarlo come ispirazione per brevi testi, payoff o altri elementi simili, come spunto di fantasia, come se ci si confrontasse con un collega o un amico sempre ricco di alternative e proposte. Ma che, come tutti, può sbagliare o prendere grossi granchi senza avere neanche il coraggio di confessarlo se non incalzato.

Il secondo punto è figlio del primo: ChatGPT, pur con tutti i suoi limiti, è un buon incubatore di brainstorming. Per pura curiosità può valere la pena andare a vedere cosa il chatbot abbia da suggerirci su qualsiasi spunto. Non solo per questioni di lavoro o professionali ma anche come meri e semplici spunti per le nostre attività. Insomma, usarlo per certi versi in modo analogo – ma infinitamente più efficiente – a come facciamo con gli assistenti virtuali. “Dammi idee per un post sul mio blog”, “Dammi uno spunto per il tema di una festa in maschera”, “Suggeriscimi e spiegami una ricetta asiatica per la cena di questa sera”.

Chat GPT può ovviamente fare molto di più che rispondere a domande e suggerimenti di base su cui arriveremmo anche in altri modi (ma magari con meno ricchezza nelle proposte e qualche passaggio in più). Una strada per metterlo alla prova in maniera più profonda, e farselo tornare utile, potrebbe essere quello di fargli fare cose al posto nostro: trasformarlo in un foglio di calcolo Excel, fargli realizzare un itinerario di viaggio in un paese particolarmente complesso e sconosciuto (da usare almeno come punto di partenza), preparare un’intervista o fargli fare lavori pesanti e soprattutto noiosi come liste, elenchi, rassegne, selezioni, calcoli e, perché no, un po’ di programmazione.

Un punto, quello del coding, evidentemente molto rischioso visto l’aiuto che ChatGPT potrebbe fornire nello scrivere codice per applicazioni malevole ed exploit di vario tipo. Ma a quanto pare può dare una mano nella compilazione, comprensione e – con sufficiente contesto – correzione di codice informatico in diversi linguaggi. Dal più semplice “trova un bug in questo codice” a “scrivi un’interfaccia di login e logout per un’applicazione mobile”. Siti, tool, giochi, app: chi lavora in questo ambito dispone da subito di un buon assistente.

Un ultimo modo è sfruttare ChatGPT per imparare qualcosa di nuovo. Utilizzarlo cioè come una versione evoluta, dialogica e veloce di ciò che troveremmo online ma spendendo più fatica e tempo: se un hobby o un’attività ci appassionano, possiamo chiedere al chatbot di instradarci. Se abbiamo lacune su un argomento, possiamo chiedergli un riassunto. Ma sempre facendo doppie verifiche di quel che ne esce, specie se pensiamo di riutilizzare quei contenuti. Il punto finale, infatti, è tutto “umano”. Proprio come nel phishing informatico l’anello più debole è sempre il “wetware”, cioè l’utente in carne e ossa: occorre che chi usa ChatGPT non si lasci convincere, e tradire, dalla sua capacità di convincimento.

Simone Cosimi è giornalista professionista, collabora con numerose testate nazionali fra cui Esquire Italia, Italian Tech, La Repubblica, D, DLui, Wired, VanityFair.it, StartupItalia, Centodieci e Radiotelevisione Svizzera.

Fonte: news.google.com

Doroteo Cremonesi

Affascinato dal progresso, dalla tecnologia e dall'energia, amante delle automobili

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